Impunità in Argentina:
Lettera Aperta di Adolfo Perez Esquivel
Premio Nobel per la Pace

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Questa lettera è stata inviata venerdi 5 Maggio 1995 alla mailing list argentina@journal.math.indiana.edu by serpaj@wamani.apc.org (Servicio de Paz y Justicia, Servizio di Pace e Giustizia). Si tratta della trascrizione di una lettera aperta scritta dal Premio Nobel per la Pace, lo scrittore argentino Adolfo Perez Esquivel, in risposta a un mea culpa pubblico pronunciato dal Capo di Stato Maggiore argentino Martin Balza. Il Generale Balza, che non ha partecipato direttamente all'oppressione, già che in quegli anni si trovava all'estero, si appella "alla chiusura e alla guarigione delle ferite" per il futuro dell'Argentina e dice che "siamo quasi tutti da condannare" per ciò che è accaduto durante gli anni della "guerra sporca".

Esquivel risponde che dichiarazioni simili rappresentano un primo passo, ma non bastano. Sottolinea il fatto che non ci fu alcuna "guerra" in Argentina, ma piuttosto è avvenuto il genocidio di migliaia di persone inermi. Che è impossibile perdonare i militari, già che il governo esecutivo si pone al di sopra della legge concedendo l'indulto agli incriminati in processi giudiziali. Nel nome della ricerca della verità, ripropone una domanda, all'esecutivo e ai militari: Dove sono i desaparecidos? Come sono scomparsi? Chi ha commesso tutte quelle atrocità? Domande che ancora oggi attendono una risposta ufficiale.


Adolfo Perez Esquivel
Premio Nobel de la Paz

Lettera Aperta

Al Sr. Tenente Generale Martin Balza
Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Argentino

Mi rivolgo a lei dopo aver attentamente letto le sue dichiarazioni e ammissioni sugli avvenimenti dell'epoca della dittatura militare, ad opera dell'Esercito assieme alla Marina, all'Aeronautica e ai Corpi di Sicurezza.

Negli ultimi giorni e settimane le dichiarazioni di vari elementi delle Forze Armate hanno commosso l'opinione pubblica nazionale e internazionale. Ma affermazioni come le sue, sebbene contribuiscano in qualche modo a chiarire le varie responsabilità, non bastano.

Salvo, tra le cose che ha dette, quel tanto di positivo che va in cerca della Verità. E' un primo passo verso la totale ammissione, dinanzi al popolo, di quello che gli è stato fatto. Un passo verso il chiarimento completo dei fatti nelle loro proporzioni esatte, per quanto riguarda le Forze Armate, il potere economico e politico, la guerriglia e il popolo, vittima di questa follia distruttiva tramite cui le Forze Armate si sono trasformate in "Signori della Vita e della Morte".

Resta invece inaccettabile la sua motivazione, quando dice che "...da un confronto con tutti gli argentini, risultiamo quasi tutti colpevoli...". Questo non è vero. Le chiedo se i bambini, gli studenti, i lavoratori, i religiosi e le religiose, tutti quelli che hanno lavorato per la vita e la dignità del nostro popolo, siano colpevoli. Le chiedo se non vi sia differenza alcuna con quelli che progettarono, ordinarono e realizzarono il terrorismo di Stato, coloro che abbiamo individuati e denunciati nelle nostre peregrinazioni tra la Sede del Governo, il Parlamento, i Comandi delle Forze Armate, le Chiese e la Nunziatura, per segnalare i crimini e cercare di fermare la violenza omicida che, ciononostante, si è scatenata dopo il golpe militare del 1976.

Lei sa perfettamente che il golpe è stato realizzato per imporre con la violenza un modello di società, tanto in Argentina come in tutto il resto del continente, attraverso l'applicazione della cosiddetta "Dottrina della Sicurezza Nazionale". I militari che hanno dato luogo ai diversi colpi di stato si erano formati alla Escuela de las Americas e nelle Accademie Militari statunitensi. Hanno trasformato le forze armate in truppe di occupazione dei loro stessi Paesi e ciò ha causato un alto costo sociale di vite umane, la distruzione dell'apparato produttivo e l'aumento del debito con l'estero.

Questa situazione non si riferisce al passato, ma continua ad avere gravi conseguenze nella vita del popolo ancora oggi.

Lei sa altrettanto bene che la guerriglia è stato il pretesto per la sottomissione della società, che andrebbe invece controllata tramite i mezzi leciti che ogni Stato possiede, cioè le leggi e la garanzia dell'incolumità per ciascuno.

Non si può continuare a dire che qui c'è stata una guerra, e a chiamarla cinicamente "guerra sporca". Per me ogni guerra è sporca, perché ha come fine la distruzione e la morte, e l'imposizione del più forte sul più debole.

Inoltre, esiste un meccanismo, impiegato da istituzioni corporative come le Forze Armate durante la dittatura e ancora oggi, che consiste nella suddivisione delle responsabilità e delle colpe, in modo che tutti siano avviluppati nel perverso gioco che genera la violenza. Se tutti partecipano agli atti della brutalità omicida, ai sequestri, agli stupri, agli assassinii, alle torture, infine se le colpe sono collettive, le responsabilità individuali risultano sminuite. Da tale sospensione della coscienza nasce quello che è stato chiamato il "Patto del silenzio" e la complicità collettiva.

Signor Generale, ripeto ancora una volta CHE IN ARGENTINA NON C'E' STATA ALCUNA GUERRA, CHE SI E' VERIFICATO UN GENOCIDIO CONTRO UN POPOLO INDIFESO, CON MIGLIAIA DI MORTI, SCOMPARSI, DETENUTI E TORTURATI CHE RECLAMANO IL LORO DIRITTO DI OTTENERE VERITA' E GIUSTIZIA.

Fino ad oggi, questo diritto è stato negato. Attraverso aberranti meccanismi come la legge del Punto Finale e dell'Obbedienza Dovuta e gli indulti presidenziali, i genocidi sono liberi, e alcuni di loro si presentano candidati alle prossime elezioni.

E' IMPOSSIBILE COSTRUIRE UN PROCESSO DEMOCRATICO REALE BASATO SU QUESTE IMPUNITA'.

Noi cerchiamo una lista di persone scomparse. Intanto sono migliaia gli uomini, le donne, i bambini e gli anziani di ogni livello sociale che, nel dolore, aspettano la chiarezza e il rispetto che meritano. Tutti vogliamo sapere ciò che ne è stato delle migliaia di persone sequestrate e scomparse, di quelli che sono stati gettati vivi dagli aerei. Tutti vogliamo sapere cosa gli hanno fatto, quando e perché. DOVE SONO? CHE COSA NE E' STATO DI QUESTI ESSERI UMANI? E' UN GRIDO CHE SORGE DAL PROFONDO DEL NOSTRO POPOLO E CI RIGUARDA TUTTI ALLO STESSO MODO.

E' necessario ottenere un totale chiarimento su ciò che è accaduto loro e lei ha dunque la responsabilità di ordinare che i passi giusti vengano compiuti. Ancora non è avvenuto che il legalismo formale abbia ceduto all'etica e alla Giustizia, che i responsabili dei crimini siano stati esonerati dai loro incarichi e sanzionati con l'interdizione perpetua a ricoprire cariche pubbliche.

Nella sua dichiarazione, lei parla di recuperare il senso di responsabilità che deve guidare la vita di ogni soldato, ma il presupposto dell'Obbedienza cieca e incondizionata da parte dei militari manca di qualunque principio etico e si colloca al di fuori della Legge, mentre è la Libera Obbedienza a dover sostenere i principi e i valori di ogni essere Umano, così anche quelli delle Forze Armate.

Nel nome della Verità, alla quale incessantemente dobbiamo guardare se vogliamo che le ferite profonde che lacerano il nostro popolo si chiudano, bisogna anche riconoscere che le responsabilità non appartengono soltanto alle Forze Armate, una parte di società che si è resa complice delle atrocità commesse contro il resto del popolo. L'Alta Finanza, un Potere Giudiziale compiacente, alcune parti della Chiesa hanno avallato l'oppressione. Martin Luther King diceva "...non fa tanto male l'oppressione dei malvagi quanto il silenzio dei buoni..."

Anche dopo gli anni della dittatura, le leggi per l'impunità emanate dal Dr. Raul Alfonsin sono state approvate dal Parlamento, da legislatori senza coscienza o coraggio che speculavano sulla congiuntura politica. Gli indulti presidenziali, dettati, con gravi conseguenze, dal Presidente Carlos Saul Menem, includono l'interruzione dei processi e hanno stabilito il vassallaggio del Potere Giudiziario a quello Esecutivo.

Pertanto, Generale, io le ripeto che le sue dichiarazioni sono un primo passo, ma non sono sufficienti.

Lei sottolinea che "...se non arriviamo ad elaborare il dolore e a chiudere queste ferite non avremo futuro...". Sono d'accordo con quello che dice, ma c'è ancora molta strada da percorrere fino a raggiungere il nostro obiettivo. Certamente passerà ancora del tempo, ci vorranno ancora molta comprensione, sincerità e una volontà di ferro.

Ho detto più volte che il futuro si costruisce con il coraggio delle azioni del presente. Non esiste altro modo. Ci vuole molto più coraggio nell'assumersi la responsabilità della Verità e della Giustizia che in un campo di battaglia.

Queste cose dipendono da tutti noi e vanno fatte senza odio o rancore, con atteggiamento aperto e sereno, con la fermezza e la decisione che si fondano sulla Verità e della Giustizia, nel percorso alla ricerca della Pace. Partendo da questo compromesso nasce il modo per costruire il futuro.

Sperando che a questo primo passo che lei ha compiuto se ne aggiungano altri, per il bene del popolo e della Verità, la saluto con riguardo, augurandomi che la Pace e il Bene possano illuminare le menti e i cuori di tutti i membri delle Forze Armate.

Adolfo Perez Esquivel
Premio Nobel per la Pace

Buenos Aires, 28 Aprile 1995


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