Argentina: le onde del passato

TIME Domestic
27 Marzo 1995 Volume 145, No. 13
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Un ex ufficiale di marina confessa
di aver gettato prigionieri vivi nell'oceano
durante la sporca guerra

di PAUL GRAY

Adolfo Scilingo

"Erano inconsapevoli: li denudavamo e, quando il comandante del volo ci impartiva l'ordine, aprivamo il portellone e li gettavamo fuori, nudi, uno a uno. Questa è la storia, nessuno la può negare." Con queste parole, l'ex capitano della Marina Argentina Adolfo Francisco Scilingo, 48 anni, confessa uno dei più sporchi segreti della "sporca guerra", la "dirty war" che ha infuriato nel suo paese dalla metà degli anni Settanta sino al principio degli anni Ottanta. Gli attivisti per i diritti umani e i parenti di almeno 9000 argentini che sono "scomparsi" sotto il controllo militare, da tempo continuano a dichiarare che i desaparecidos erano sistematicamente assassinati da militari che obbedivano agli ordini dei generali preposti. Scilingo è il primo ex ufficiale che abbia pubblicamente dato ragione a queste accuse.

The Flight (book cover)

Perfino gli argentini che hanno vissuto il perverso periodo della dittatura sono stati sconvolti da questa confessione, per la prima volta pubblicata in El Vuelo (Il Volo). Il libro si basa su una serie di conversazioni registrate dal giornalista d'inchiesta Horacio Verbitsky. Per le due settimane successive, Scilingo ha ripetuto la propria storia a vari intervistatori di tv e giornali. All'età di 28 anni, con il grado di Tenente, Scilingo fu destinato alla Scuola Navale di Meccanica di Buenos Aires. Era l'anno 1977. Scilingo ha dichiarato che quel posto, già da tempo un famigerato centro di detenzione per quelli che erano accusati di tradimento, sarebbe presto diventato, per loro, un'ultima tappa prima della morte.


Nei due anni successivi, ricorda, 15 o 20 prigionieri per volta erano trasportati su furgoni fino all'aeroporto di Buenos Aires, caricati su un aereo militare e infine gettati di sotto, drogati ma vivi, da un'altezza di circa 10000 km,nell'Oceano Atlantico.

Scilingo valuta che in questo modo siano scomparsi, solo dalla sua base, tra i 1500 e i 2000 prigionieri. Ammette inoltre la propria responsabilità diretta nella morte di 30 di loro. Dichiara di aver ricevuto l'ordine di partecipare a due voli della morte nel 1977, aggiungendo che altri ufficiali di pari grado avevano ricevuto lo stesso tipo di consegna: "Quella di dare a ciascuno una sorta di viatico, o di eucaristia ". Durante il suo primo volo, Scilingo collaborò con altri a denudare e gettare di sotto 13 vittime, a bordo di un guardacosta Sky Van. Durante il secondo volo fece altrettanto, stavolta con 17 vittime, su un aereo Elektra della marina militare.

"Personalmente, non ho mia superato lo shock," dice oggi, nonostante sia ancora convinto che la lotta contro i "sovversivi" fosse per una causa giusta. La sua partecipazione al primo volo della morte turbò Scilingo a tal punto da indurlo a rivolgersi a un cappellano militare. "Mi disse che quella era una morte cristiana, perché non soffrivano, e che d'altra parte era necessario eliminarli". La Chiesa Cattolica Romana, lungamente criticata per la sua connivenza con la dittatura militare, ha recentemente espresso un velato mea culpa, biasimando i sacerdoti che hanno impartito l'assoluzione ai criminali della "guerra sporca". Ma gli attivisti per i diritti umani insistono per ottenere dalla Chiesa Cattolica una pubblica confessione delle proprie omissioni ed omertà.

Ma Scilingo, che si è ritirato dalla Marina nel 1986, non è stato indotto a parlare solo dai turbamenti della sua coscienza. Durante lo scorso Dicembre (1994, NdT), due dei suoi ex colleghi si sono visti negare la promozione per aver le torture inflitte ai prigionieri durante la "sporca guerra". Sentendosi abbandonato dagli ufficiali superiori nella catena di comando, entrambi hanno ammesso le accuse che gli erano state mosse. Oltraggiato dal fatto che alcuni ufficiali minori fossero caduti in disgrazia mentre i loro superiori "Oggi ammiragli, con l'acquiescenza dell'onorevole Senato" si voltavano a guardare altrove - il risentimento era apertamente condiviso da tutti gli ufficiali di rango intermedio - Scilingo ha dato inizio alle interviste con Verbitsky.

Le organizzazioni per i diritti umani sperano che queste rivelazioni inducano altri ufficiali a parlare. Ma molti argentini guardano alla storia di Scilingo come all'ennesimo ostacolo che si oppone a un processo di rimozione collettiva verso un periodo che è stato terribile per tutti. Il Presidente Carlos Saul Menem, che nel 1990 ha promulgato un'amnistia a favore dei criminali della "sporca guerra", ha definito Scilingo un truffatore, rivelando che nel mese di Febbraio (1995, NdT) l'ex ufficiale era stato degradato e indotto al pensionamento per frode (reato del 1991). E' per vendicarsi di questa condanna, dice Menem, che Scilingo ha rilasciato le sue dichiarazioni. Verbitsky sostiene il contrario; cioè che Scilingo sarebbe stato punito proprio quando le sue accuse erano già in via di pubblicazione.

I tentativi compiuti a un livello così alto per screditare Scilingo, comunque, sottolineano il fatto che nessuno è stato in grado di contraddire la sua versione dei fatti. Il Deputato Alfredo Bravo, imprigionato e torturato durante la dittatura, ha detto testualmente che "le forze armate non hanno negato nulla".

Per le Madri di Plaza de Mayo, che in questi giorni celebrano il "giorno della memoria" a Buenos Aires e da 18 anni continuano a chiedere informazioni sui loro figli scomparsi, il racconto di Scilingo è un'amara soddisfazione. "Molte persone non vogliono sapere, chiudono gli occhi e le orecchie" ha detto Maria Adela Antokoletz, 83 anni. "Ma dopo questa confessione, non possono più dire che il nostro è solo il grido di una madre che ha perso un figlio ".

Le loro voci, ancora, gridano invano verità e giustizia. Una petizione inviata a Menem chiede la pubblicazione dei dati delle esecuzioni effettuate tra il 24 Marzo 1976 e il 10 Dicembre 1983 - date che hanno segnato il tempo della dittatura militare. L'Argentina ha molti problemi: disoccupazione, salari bassi, corruzione diffusa e le elezioni Presidenziali a Maggio. Ma, dice Ana Maria Careaga, imprigionata nel 1977 a 16 anni (sua madre è scomparsa in seguito): "questa storia è come il mare, rifluisce, perciò continua a tornare".

Trasmesso da Carl Honore e Ian McCluskey, Buenos Aires

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