Le rivolte dei militari
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La scena politica argentina è stata lungamente vessata da instabilità e violenze. A partire dal 1930, quando il primo golpe militare guidato dal Generale Jose Uriburu si è insediato contro il governo democraticamente eletto di Hipólito Yrigoyen, per lunghi periodi il paese è stato soggetto a dittature non democratiche.

Dopo la conclusione della "guerra sporca", la Commissione Nazionale sui Desaparecidos (CONADEP) ha compilato una relazione sconvolgente, presentata al nuovo governo democratico del presidente Raul Alfonsín, dal quale è nato un cammino che avrebbe dovuto portare i responsabili degli orrori documentati davanti a una corte di giustizia. Questo processo si è arenato ben presto.

Mentre venivano predisposti i procedimenti, i militari cominciarono a fare pesanti pressioni sul governo democratico. La realpolitik, quindi, ha indotto il governo di Alfonsin a concedere benefici ai processati, per scongiurare l'evidente pericolo che il paese potesse piombare nuovamente nel circolo vizioso della violenza e in una guerra civile.

Nel dicembre 1986, dopo che gli ufficiali di più alto rango erano stati incriminati e condannati al carcere con una casistica piuttosto varia, una nuova legge, "El Punto final" (Il punto finale) fu proposta e approvata dal congresso. Sanciva che militari o poliziotti non ancora incriminati per i crimini commessi tra il 1976 e il 1983 sarebbero stati immuni da procedimenti giudiziari successivi per quei crimini. E' importante notare che quella del "Punto finale" annullò la norma precedente che stabiliva come gli "eccessi" dell'autorità militare (compresa la tortura e le esecuzioni capitali senza processo) non fossero semplici pratiche illegali ma veri e propri crimini contro l'umanità. Come i fatti successivi provarono, durante lo stesso governo Alfonsin, il "Punto Finale", fu tutt'altro che conclusivo.

Reagendo ai processi e alle incarcerazioni degli alti ranghi militari, fortemente provati dal deterioramento del prestigio dell'esercito a seguito dell'incresciosa condotta tenuta durante la guerra delle Falkland, incoraggiati dall'applicazione del Punto finale, gli estremisti dei circoli militari attuarono una serie di sollevazioni sia contro il governo di Alfonsín, sia contro i loro stessi superiori che avevano deciso di cooperare con le nuove istituzioni democratiche. Si barricavano nelle basi militari, richiedendo il blocco dei processi contro i colleghi non ricompresi nella casistica del "Punto finale".
Finirono per essere conosciuti come i "Carapintadas" (Le facce dipinte) in quanto si annerivano il volto con bitume.

La prima sollevazione fu guidata dal Tenente Colonnello Aldo Rico, durante la settimana santa, il 15 Aprile 1987, presso la scuola di fanteria di Campo de Mayo. Il Maggiore Ernesto Barreiro, che aveva rifiutato di comparire davanti al tribunale, fu sostenuto dai Carapintadas, barricati in quella stessa base. Nonostante un amplissimo schieramento di civili argentini a favore del governo democratico, i Carapintadas pagarono un prezzo inferiore (Rico e Barreiro furono tratti in arresto) durante le trattative con le quali richiedevano il congedo del Capo di Stato Maggiore Hector Luis Rios Ereñú, ed esercitavano pressioni contro il governo e il congresso di Alfonsín perché lasciassero cadere ogni carico pendente contro gli ufficiali di rango inferiore. L'accordo è noto come "Ley de la obediencia debida" (legge dell'ubbidienza dovuta, che si riferiva ai militari che rispondevano al comando dei Colonnelli).

I Carapintadas non si accontentarono. Più probabilmente, la capitolazione del governo alle loro richieste li incoraggiò a procedere. Sotto il comando del Tenente Colonnello Aldo Rico, che si trovava ancora agli arresti domiciliari, diedero vita a una nuova rivolta, partita a metà Gennaio 1988 nella città di Monte Caseros, provincia di Corrientes. Le forze di Rico furono sconfitte dopo pochi giorni di lotta. Si arresero il 17 Gennaio 1988, e 300 di loro vennero arrestati, condannati e tradotti al carcere.

Il trattamento carcerario, per i militari incriminati, era incredibilmente blando. Avevano l'uso gratuito del telefono, e la loro prigionia somigliava piuttosto a un soggiorno in albergo. Una terza rivolta della fazione più estrema dei Carapintadas, nome in codice "Virgen de la Valle" (Vergine della Valle) ebbe luogo a dicembre 1988. Cominciò con la defezione di 54 membri dell'unità Albatross (squadrone scelto di guardia costiera) che ricomparvero nella seconda parte della rivolta, svoltasi presso la base militare di Villa Martelli. Stavolta la sollevazione era guidata da una figura più estremistica e carismatica: il colonnello Mohammed Alí Seineldín, con il sostegno del numero impressionante di circa 1000 militari, provenienti da varie unità di Esercito, Marina e Aeronautica. Questa terza rivolta, così come la prima, ebbe successo: portò a soltanto due arresti (lo stesso Seineldin e il Maggiore Hugo Abete, che si era rifiutato di arrendersi, diversi giorni dopo). Diverse delle numerose richieste di Seineldin furono soddisfatte: il capo di Stato Maggiore dell'Esercito José S. Dante Caridi fu obbligato a ritirarsi e venne rimpiazzato dal Generale Gassino (più gradito agli estremisti), gli stipendi dei militari furono aumentati e nessuno dei ribelli fu processato.

Meno di un anno dopo, il 5 ottobre 1989, il neo eletto presidente Carlos Menem firmò, come primo atto della politica di riconciliazione con i militari, 4 decreti di amnistia (n. 1002, 1003, 1004, e 1005) che liberarono 39 dei condannati dell'era della repressione '76-'83, i condannati per negligenza durante la guerra delle Falkland e 164 tra Carapintadas, Aeronautica, Unità Speciale Albatross e Servizi Segreti Militari che avevano preso parte alle rivolte. Tra i rilasciati c'erano: gli ex generali Juan Sasiaiñ, Albano Harguindeguy, Santiago Riveros Acdel Edgardo Vilas, Luciano Benjamin Menendez, e Reynaldo Bignone.
A un anno di distanza, nonostante le amnistie di Menem, scoppiò una quarta rivolta, guidata ancora da Seineldin, stavolta dalla sua cella di prigionia, con la collaborazione del
Commodoro di Marina Luis Fernando Estrella. I Carapintadas si erano decisamente allontanati dall'Arma, della quale costituivano oramai un corpo a parte. Si opponevano sia al regime democratico che ai capi dell'Esercito, che a loro modo di vedere erano troppo politicizzati. Questa rivolta si verificò il 3 Dicembre 1990, ed è nota come Operació Virgen de Luján, (o più semplicemente come "Ribellione del 3 Dicembre"). La ribellione si è chiusa con oltre 600 arrestati, molti dei quali sono stati processati e condannati. Ma è significativo che la violenza abbia provocato molti morti tra gli appartenenti alle forze armate democratiche che si opponevano al potere e al carisma dei Carapintadas, in modo particolare negli ambienti militari meno estremi.

Il 29 Dicembre 1990, Menem ha integrato e concluso la propria politica di pacificazione con i militari dell'era della repressione, garantendo un'amnistia a tutti i responsabili che avevano rivestito le massime cariche durante la "guerra sporca" (anche quelli già condannati all'ergastolo dalla magistratura e durante la riconquistata democrazia): Jorge Rafael Videla, Emilio Massera, Roberto Viola, Ramon Camps, l'ex comandante del Corpo di Polizia Ovidio Ricchieri, l'ex comandante del primo Corpo d'Armata Guillermo Suarez Mason, e l'ex Ministro dell'Economia Jose Alfredo Martinez de Hoz. Con l'unico caso di Seineldin, rimasto incarcerato, le pressioni militari avevano sortito buon esito, ancora una volta.

Questa storia, a quanto pare, non vuole finire. Nel Marzo 1992, una bomba è esplosa presso l'Ambasciata d'Israele, uccidendo 29 persone e ferendone 252. Circa due anni dopo, il 18 Luglio 1994 alle 9.57 del mattino, 660 libbre di esplosivo in un'autobomba hanno distrutto un edificio di sette piani a Buenos Aires, che ospitava l'AMIA (Associazione Mutua Israelita Argentina) e la DAIA (Delegazione Associazioni Israelite Argentine). L'edificio, di mattoni, è crollato e quelli adiacenti hanno risentito di gravi danni. 86 persone sono morte e 120 sono rimaste ferite. Le indagini sull'attentato hanno condotto nuovamente a membri dei Carapintadas e a un corpo di polizia, che è noto per essere fortemente antisemita. Pochi dei sospetti, in particolare un capitano di nome Emilio Morello, si trovavano tra quelli che avevano avuto l'amnistia sei anni prima, da Carlos Menem. Il principale sospetto, Carlos Telleldin, è il figlio di un sadico torturatore vicino agli ambienti delle Juntas Militares e che aveva prestato servizio come ufficiale di sicurezza d'alto rango a Cordoba nell'era della repressione. Telleldin abbracciava l'ideologia neonazista ed è stato fermato per il coinvolgimento nella falsificaizone dei documenti del veicolo utilizzato per l'attentato.

La Polizia di Buenos Aires, che ha partecipato significativamente all'era della repressione, ha operato numerose persecuzioni ai danni degli attivisti per i diritti umani e dei giornalisti. Per esempio, nel Marzo 1998, l'ufficio dei Familiari di Desaparecidos e Detenuti per Ragioni Politiche, gruppo argentino per i diritti umani che riunisce i familiari dei desaparecidos, è stato forzato per l'ottava volta consecutiva (non è un errore di stampa). I due computer sono stati rubati, così come il fax e molta documentazione (comprese le testimonianze dei sopravvissuti e quelle che parlavano della sorte toccata agli scomparsi). L'ufficio si trova davanti al Congresso, a Buenos Aires, una parte della città strettamente sorvegliata, ma la polizia non sembra mai essere stata in grado di collaborare.

26 marzo 1998, aggiornamento: la Camera dei Deputati argentini approva all'unanimità una misura per la cancellazione della Legge dell'obbedienza dovuta e il punto finale (Obediencia Debida e Punto Final) e il Senato ha ratificato l'approvazione appena 24 ore dopo. Sembra che i politici argentini stiano tornando alla ragione. Sebbene ci si attenda un veto presidenziale e nonostante queste misure abbiano oramai assunto un significato simbolico (si esclude che i responsabili vengano sottoposti nuovamente a processo) queste sono, nonostante tutto, notizie che confortano la democrazia e il buon senso. Per maggiori dettagli, consultate i seguenti articoli tratti dalla stampa argentina:


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